Il Sinai... 2 anni fa. Assistente turistico

Cammello sulla spiaggia a Shark's Bay
Ieri era il mio giorno libero: ho deciso di cambiare zona… non avevo più voglia di tornare a Sharks bay… ok, bella spiaggetta, ma la scorsa settimana ci ho incontrato troppi clienti, che incuranti del mio giorno di pausa, mi hanno chiesto dei voli di rientro… così ho deciso di andare più in là. Ho preso in mano il lonely planet e lui consiglia di fare una capatina al Fanar, spiaggia elegante con bella barriera e buon ristorante che “fa pizza buonissima, con crosta sottile”. Allora non mi resta che organizzare il trasferimento. Sono avventurosa e anche un po’ genovese, perciò decido per il taf taf, taxi collettivo che gli egiziani usano per spostarsi di qua e di là. Per 3 lire egiziane = 0,43 euro (ma son certa potevo scendere a 2) ti porta da Nabq a Nama Bay, una trentina di km. Certo, il mezzo non è esattamente una limousine: trattasi di un furgoncino un po’ fatiscente, azzurro, guidato quasi sempre da un egiziano con baffoni, camicia beige e sigaretta in bocca, che marcia alla velocità di 100 km all’ora tra un dosso e l’altro. E poi vuoi mettere la soddisfazione di risparmiare due soldini che andranno spesi magari in una birretta?? (... se arrivi a destinazione…) I compagni di viaggiano salgono e scendono dal veicolo non completamente fermo, e chi sale sembra un po’ divertito nel vedere una ragazza bianchiccia sul bus: a certe occhiate mi è venuta la voglia di avere i capelli legati, e non la testata di fluenti ricci sciolti… i capelli delle donne musulmane non si vedono spesso, e i miei non passano certo inosservati… Caparezza. Prossima volta avrò elastico a portata di mano. Il taf taf ha sedili in simil (mica tanto simil) pelle, e un odore che lo contraddistingue: odore di uomini sudati, di piedi affaticati e tabacco. Ma sono felice, è il mio giorno libero e sono in grado di prendere un taf taf, chiedere in arabo dove è la mia fermata e atteggiarmi da fiera. Faccio un conto veloce… quanto ci vuole qui per fare il pieno ad una macchina? 8 euro… il pieno, grazie… pensa un po’ che differenza… Mentre andiamo passiamo sulla strada nel mezzo del deserto: qualche cantiere appena nato, che ben presto si evolverà in nuove strutture ricettive, e tutto attorno deserto, deserto, deserto. Rocce e terra. Aguzzo la vista per scorgere magari il movimento di una volpe del deserto, come quella che qualche domenica fa mi ha attraversato la strada tornando alle 5 di mattina dall’aeroporto: era stata una bella e lieta visione dopo una nottata terribile che si era conclusa con un cappuccino bevuto al bar dell’aeroporto, condito con due mosche, una delle quali ho masticato prima di capire cos’era… ma vabbè, sono proteine alla fine… Cmq. Guardo fuori questo susseguirsi di assenza di piante e animali. Come fa la terra a non dare nascita a nulla? È terra, non sabbia, e penso: chissà se lì sotto ci sono semi che dormono da anni e anni, e chissà se venisse una pioggia improvvisa, un temporale che carezza il tutto, chissà se questo basterebbe a risvegliare la natura… poi penso che qui è proprio questa la natura, e mi sorprendo a desiderare di vedere una montagna verde e sentire il vento fra e fronde degli alberi. Capisco meglio per contrapposizione cosa significa appartenenza ad un ambiente e sento che qui sarò sempre una estranea. Questa è una natura da cui mi lascio affascinare, ma che non posso fare mia In effetti uno dei momenti che mi piace è quando sono a fare assistenza al bar della spiaggia: lì c’è una burganville piena di passerotti che cantano e fanno a gara a rubare le briciole di brioches e pizza ai clienti. E il sole filtra fra i rami disegnando ombre mobili a ritmo di vento sui volti assonnati delle persone e sui fogli su cui scrivo. Deserto e deserto, inframmezzato da sprazzi di verde artificiale, giardini di mega resort dove giardinieri vestiti di verde innaffiano ora dopo ora con acqua di fogna: che schifo, ok, ma piena di nitrati, giusto? Viva il risparmio… e non dimenticate che qui siamo in Egitto, deserto, ribadisco. Sicuramente non farei un pic-nic sui prati qui. Arrivo a Nama Bay, e prendo un taxi che mi porta al Fanar, Sharm. Mi fiondo in spiaggia, costruita a terrazze sulla barriera corallina. Il rumore delle onde è via che si contrappone al silenzio del deserto. 
 
Mi tuffo in acqua con la maschera e magia: ecco dove è la vita dell’egitto: sott’acqua! Nuoto tra acropore e gogonie, pesci chirurgo e pesci vetro in acqua blu, costeggiando un muro di barriera che fa venire il capogiro. Colori e forme fantastiche, e ancor più incredibili se pensi al confronto con il nulla fuori dall’acqua! A una decina di metri sotto di me un gruppo di sub osservano la barriera: nuoto sopra di loro e mi faccio fare il solletico delle bolle che soffiano. sapete che le bolle aumentano di volume man man o che vengono verso la superficie, e quando arrivano a me è un vero idromassaggio… he he… Ho provatola pizza suggerita dalla lonely e devo darle ragione… buona! Una birretta e poi ninna in spiaggia, fino a quando l’aria si rinfresca. Ora di andare. Serata allo Smilas in compagnia dei colleghi: Manuela, la nuova assistente è astemia ed io e Davide, collega assistente, facciamo a gara per accaparrarci la sua simpatia e vincere la sua consumazione… vinco io… birretta! Si balla e canta al ritmo del piano bar con la voce di Umberto che ripassa ancora e ancora lo stesso repertorio: ci lamentiamo da buoni italiani della mancanza di varietà, ma alla fine ci piace… e torniamo qui ogni mercoledì per indovinare quale sarà la prossima canzone e la prossima battuta.. Le so TUTTE!!! Ho incontrato colleghe che erano con me a Rodi. Piccolo strano mondo... ma mi sto abituando. Il viaggio di ritorno al villaggio è la parte più divertente della serata, dove ci si racconta le massime dei clienti della giornata. E sta settimana ce n’è davvero troppe… così tante che continuiamo a raccontarcele davanti alle brioches calde che il capo va ad elemosinare dalla cucina… cosa vuol dire avere il potere… a noi non sarebbe permesso. Non sto a raccontarvele tutte: solo una, la migliore: una donna con la mamma, genovesi: la figlia (45 anni) gira tutto il giorno in pigiama di flanella e ha mille richieste. Ieri in escursione, arrivata in spiaggia, ha sconvolto la guida, essendosi spogliata e calata le braghe per fare pipì davanti a tutti… e non sembra così anormale! Mamma mia. Oggi è partita per l’escursione al monastero di S. Caterina… in abbigliamento che tra varie discussioni Davide ha classificato come tuta… ma dal colore poteva benissimo essere un altro pigiama… vediamo quando torna cosa avrà combinato. Ancora tre settimane e forse dopo un anno e mezzo metterò un maglione dal collo alto, forse toccherò la neve! Strane le cose che iniziano a mancare: la pasta al pomodoro della mamma, Sponge Bob con mio fratello e mille altre… ginger e zelda, le gatte… persino i funghi di papà.

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